Ruggero Pozzer - attività politica e istituzionale | ||||||
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Rovereto, 12 ottobre 2009 Li ha chiesti e richiesti. Alla fine Ruggero Pozzer è riuscito ad avere i dati relativi allo stato di salute del rio Coste, il torrente che attraversa parte della zona industriale roveretana prima di gettarsi nel fiume Adige. Le tabelline che il consigliere verde voleva vedere da tempo gli sono state consegnate solo un paio di giorni fa. Circostanza che, unita ai risultati del rilevamenti effettuati, porta Pozzer a farsi qualche domanda, anche in riferimento al voto referendario di ieri. Andiamo per ordine. In seguito a sospetti episodi di inquinamento del rio l'Agenzia provinciale per la protezione ambientale, assieme alla polizia municipale e ai vigili del fuoco di Rovereto hanno eseguito una serie di controlli in diversi punti del rio Coste il giorno 25 luglio. I campioni sono stati raccolti dove scarica il collettore, nel punto di immissione del rio nell'Adige, in due punti lungo il suo corso e in prossimità della «Sandoz», dove si trova un campionatore automatico i cui dati sono stati registrati quattro volte quel giorno a distanza di un'ora da un rilevamento all'altro. Dei nove prelievi di cui si ha avuta notizia - anche se a distanza di due mesi - ben otto documentano una condizione di sofferenza del rio. Nelle sue acque sono stati rinvenuti fanghi in sospensione oltre il dovuto, ma soprattutto le non buone condizioni del rio sono riconoscibili nella grave carenza di ossigeno delle sue acque. Per misurare tale parametro esiste un indicatore specifico che gli addetti ai lavori chiamano Cod (richiesta chilmica di ossigeno). La normativa, in particolare il Testo unico in materia di tutela dell'ambiente e il Decreto legislativo 3/08 n. 152, stabiliscono limiti precisi sia per i fanghi in sospensione che per la richiesta chimica di ossigeno. Quest'ultima non dovrebbe superare il limite di 100 mg per litro, mentre in otto schede su nove supera anche notevolmente tale dato: 195 mg/l vicino allo scarico del collettore, 66 mg/l nel punto di incontro con l'Adige, 239 e 215 mg/l nei due punti di prelievo lungo il corso del rio, 189 mg/l allo sbocco del collettore. Poi i dati relativi al campionatore automatico della «Sandoz». La richiesta chimica di ossigeno (sempre 100 il limite) era 93 alle nove del mattino, 205 alle dieci, 212 alle undici, 195 a mezzogiorno. Tutti rilevamenti, a parte il primo, di gran lunga oltre la norma. Fin qui i dati. Il giudizio espresso dai tecnici dell'Appa è il seguente: «nel campione analizzato si rileva presenza di fanghi in sospensione ed una elevata richiesta chimica di ossigeno per la tipologia di campione presentato, acque bianche contenenti reflui industriali». Pochi dubbi, quindi, sul fatto che quel giorno - il 25 luglio - nel rio Coste l'acqua risultasse fuori dai limiti di legge. Sui tempi di pubblicazione dei dati ha influito sicuramente la durata delle analisi. Dai verbali dell'Appa risulta che i campioni sono arrivati in laboratorio il 27 luglio, che le analisi sono iniziate il giorno dopo e si sono concluse il 21 agosto. Ma la loro verbalizzazione è del 28 settembre. Altre due settimane per trasmetterle a chi le aveva chieste. Ieri anche il sito «Partecipazione Cittadini» ha dato notizia dell'episodio mettendo l'accento sul ritardo con il quale i dati sono stati resi noti: «Grave questa mancata diffusione dei dati. L'assenza di informazioni costituisce un grave impedimento alla formazione dell'opinione pubblica. Quali sono i motivi che hanno impedito all'assessore Zuccatti di comunicare per 12 giorni, cruciali per la campagna referendaria, i risultati delle analisi?».
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RUGGERO POZZER |
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